Mercato equo, sei donna

Troppo spesso considerate silenziose “quote rosa”, le donne sono invece in prima linea nei cambiamenti del nostro secolo. Sia come prime vittime delle ingiustizie, ma anche in prima fila nelle rivoluzioni, sono anche tra le colonne portanti della filiera fair trade mondiale. E piano piano si stanno prendendo lo spazio che spetta loro: quello delle protagoniste.

“Fragilità, sei femmina!” si intitola un celebre film muto del 1921. Niente di più falso, anche e soprattutto nel mercato equo: sono anzi spesso le donne le colonne portanti delle comunità che in tutto il mondo garantiscono la continuità della nostra filiera. 

Una lotta lunga decenni

La lotta delle donne per avere riconoscimento e diritti inizia ufficialmente nel secolo scorso, con l’apparizione dei movimenti delle suffragette per il diritto al voto. Ma la Storia umana è costellata di donne brillanti discriminate, zittite o addirittura uccise per aver sfidato la visione patriarcale della società. Tra le prime martiri del libero pensiero e del patriarcato, ad esempio, c’è Ipazia, massacrata dai fanatici cristiani per essere sé stessa, e cioè: donna, filosofa e indipendente. Nel mondo, le donne combattono una battaglia impari per il controllo dei propri corpi (ad esempio per il diritto all’aborto ma anche contro le mutilazioni genitali) per i propri diritti (ad esempio la parità salariale) e non solo. 

foto di Caterina Maggi

Questa battaglia, purtroppo, conta diverse vittime. Solo in Italia, dal 1 gennaio al 12 novembre 2023, sono state uccise oltre 100 donne. Nel 55% dei casi il carnefice è un marito, un compagno, un ex che non accetta di perdere il potere sulla vita di una donna al termine di una relazione. L’anno prima, 2022, un altro tragico record: almeno 89.000 donne uccise nel mondo da un uomo che conoscevano. Con questi calcoli, le Nazioni Unite hanno fatto un’approssimazione matematica poco confortante: potrebbero volerci oltre 135 anni per colmare il gender gap.

Potere al Sud!

Spesso, inoltre, la prospettiva attraverso cui leggiamo le lotte delle donne è quella bianca, etero, cis e occidentale. Sì, anche nelle associazioni di attivismo per e delle donne. La società civile però, sempre più eterogenea e multiculturale, chiede a gran voce di cambiare questa narrazione maternalistica e limitata. Anche perché le donne dei Paesi più svantaggiati, anzi, possono essere un modello da seguire per le femministe occidentali. Soprattutto le donne impegnate nell’agricoltura sostenibile, ancora oggi marginalizzate da un settore di uomini: secondo Fair Trade International (l’organizzazione che certifica i prodotti equosolidali con l’inconfondibile marchio) sono solo il 25% le donne proprietarie o dirigenti di fattorie ed aziende agricole, nonostante circa il 60% del prodotto agricolo mondiale sia prodotto da donne.

Eppure, non mancano esempi che ribaltano la statistica e spingono il nostro attivismo occidentale a interrogarsi. Pensiamo ad esempio al femminismo ecologista. Probabilmente la prima icona che può venire in mente è Greta Thunberg, coraggiosa e giovanissima diventata portabandiera del movimento climatico globale e bersaglio della stampa e della politica oscurantista e patriarcale. Ebbene, segnate anche questo nome nella “lista dei buoni modelli”: Wangari Maathai. Premio Nobel per la Pace nel 2004, una vita spesa per la natura e contro le forzature della dittatura, inizia la sua battaglia (letteralmente) dal giardino sotto casa. Quando il dittatore Moi infatti mette gli occhi sull’unico polmone verde di Nairobi, l’Uhuru Park, Maathai mobilita tutte le sue conoscenze nazionali e internazionali per salvarlo. E vince, riesce a preservare l’unico parco pubblico rimasto della capitale kenyota. Ma non è la sua unica battaglia vinta, in un’esistenza spesa per la natura e per le donne. Perché per Maathai questi due elementi sono imprescindibili, e anzi proprio dando alle donne la responsabilità di preservare la terra si fornisce loro un utile strumento di emancipazione. 

Riscatto femminile

Gli esempi di donne non occidentali che hanno cambiato il mondo e difeso i valori del femminismo sono tanti, ma le donne non sono solo in prima linea nelle lotte per i diritti civili. Sono anche imprenditrici e lavoratrici di successo, anche quando non fanno notizia. Nelle nostre botteghe potete trovare scatoline di profumatissimo karkadé dall’Africa. Ebbene, il tè o il karkadé caldo che sorseggerete al mattino sosterrà un progetto femminile: quello di Meru Herbs. Le donne sono la forza portante della loro cooperativa, e non è solo uno slogan: tre su quattro membri del loro cda infatti sono donne. Ma non sono l’unico esempio. Immagina di entrare con il pensiero nelle nostre Botteghe (se vuoi puoi farlo anche dal vivo eh 🙂 ). Una confezione di datteri cattura la tua attenzione? Beh quei datteri sono il frutto di una cooperativa palestinese impegnata nell’offrire opportunità di crescita ed emancipazione alle donne, anche sotto il regime di apartheid. Una luce di speranza nelle tenebre dell’occupazione, che si chiama PARC. Ma non è l’unico brand per le donne o delle donne che trovi nei nostri negozi.

C’è un laboratorio ad esempio, che ricuce i legami (e i tessuti non utilizzati) grazie alla forza delle donne. È Progetto Quid, un’iniziativa di moda e upcycling fondata su un valore fondamentale: donare riscatto ai materiali e alle donne. In questa realtà infatti l’84% degli impiegati sono donne, ragazze che provengono da storie travagliate e percorsi di vita tortuosi. Alcune anche dalla realtà carceraria, come avviene in tanti progetti in Italia che aiutano le detenute a rimettersi in gioco.

Il tuo impegno conta 

Ma tu, nel tuo piccolo, cosa puoi fare nella Giornata internazionale della Donna per promuovere l’uguaglianza di genere? Ecco una top 5 delle azioni che puoi compiere:

  1. Cambia i ruoli: guarda ai tuoi comportamenti quotidiani. Quante volte dai per scontato che una certa mansione (ad esempio, le pulizie di casa) sia una “roba da donne”? Il cambiamento inizia anche da un gesto banale: lavare i piatti, passare l’aspirapolvere, o lasciare che sia la controparte maschile a farlo. La lavastoviglie non bada a differenze di genere quando viene riempita di piatti sporchi. Perché invece tu lo fai?
  2. Scegli business femminili E femministi: no, non è la stessa cosa. Il fatto che un brand sia proprietà di una donna è sicuramente una bella notizia, ma se negli stabilimenti le donne sono comunque sfruttate e sottoposte a ritmi inumani e sfruttamento allora siamo da capo a dodici. Scegli brand inclusivi che rispettino le diversità (etnia, orientamento o banalmente progetti di vita alternativi) e tutelino le lavoratrici. Le inchieste che raccontano la verità dietro alcuni marchi ci sono. Saprai informarti e schivare del pericoloso pink washing?
  3. Rifiuta la competizione: quante volte ci sentiamo spinte ad agire, parlare o pensare aggressivamente perché temiamo che un’altra donna, spesso più giovane, ci tolga il nostro ruolo? Beh, respira, fermati e ragiona: è davvero così? Oppure una società patriarcale ti ha portato a pensarlo, a credere che “le donne sono le peggiori nemiche delle donne”? Il rispetto sul luogo di lavoro, o in casa, o nelle piazze non si fa facendosi la guerra le une con le altre, o bloccando il cammino di chi viene dopo di noi. Si fa ascoltando, capendosi, confrontandosi e lasciando che ognuno possa esprimere al massimo il proprio potenziale. No, non siamo soldati in guerra gli uni contro gli altri: siamo luci uniche, ognuna con la propria irripetibile luce in questo cielo stellato.
  4. Non sbagliare vocabolario: quello schiaffo non era “frustrazione”; quell’insulto non è “amore”. Non ignorare i segnali, non farti spaventare dalla violenza. Allontanati, chiedi aiuto, circondati di sorelle e amici e lasciati sostenere per uscire dalla violenza. No, non puoi cambiarlo, non devi sacrificarti per lui, non è una tua responsabilità. La tua vita è un bene prezioso da condividere con chi ti aiuta a viverla appieno. Non lasciare che te la portino via. Se sei in pericolo, chiedi aiuto, ad esempio contattando i centri antiviolenza sul territorio o il numero 1522. Ma non solo. Il contrasto ai femminicidi e alla violenza di genere passa anche dalle azioni che compiamo. Non ignorare le urla, non chiudere la porta, non sbarrare le finestre. Agisci: se vedi una donna in difficoltà assicurati di aiutarla a raggiungere un luogo sicuro; se un’uomo molesta una donna per strada, o prova a toccarla contro la sua volontà, o la segue, o ancora cerca di mettere qualcosa nel suo bicchiere, fermalo, denuncialo. Non lasciare che nel mondo si ripetano tragedie dell’indifferenza, come il caso di Kitty Genovese. 
  5. Allerta che cammina! Le donne riempiono le piazze di tutto il mondo, ma c’è ancora posto per te! Partecipa alle iniziative sul territorio, confrontati, apriti alle critiche e metti in difficoltà le tue idee. È il modo migliore per crescere insieme! Partecipa alle mobilitazioni e cura la tua comunicazione per renderla più inclusiva. Noi lo stiamo già facendo, grazie al form per i suggerimenti che trovi a questo link.

Il mondo è anche delle donne e per le donne. Non dimenticarti di lottare per questo, perchè come diceva Maya Angelou: “Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne”.